Shut off long, annoying commercial!

Shut off long, annoying commercial!

Nel 1955 l’azienda statunitense Zenith lanciò Flash-Matic, uno dei primi telecomandi della storia. Non esistevano ancora dispositivi elettronici per produrre infrarossi (come negli attuali telecomandi) e dunque questo storico prodotto sfruttava un semplice fascio di luce, trasformandosi in una sorta di potentissima torcia elettrica. Un televisore predisposto per essere comandato con il Flash-Matic presentava nei quattro angoli, quattro fotocellule che, se colpite dal fascio di luce, azionavano altrettante funzioni: se si colpiva la fotocellula in alto a sinistra si passava al canale successivo, con quella in basso a sinistra si passava, invece, al canale precedente. Dall’altro lato, la fotocellula in alto accendeva e spegneva l’apparecchio mentre quella in basso disattivava il volume. Proprio questa funzione veniva ampiamente promossa negli opuscoli promozionali del dispositivo. You can also shut off long, annoying commercial, while picture remains on screen! Più di 60 anni dopo, nel 2019 inoltrato, su YouTube o Spotify facciamo ancora la stessa cosa, schiacciamo mute sul PC o sullo smartphone per ammutolire le lunghe e noiose pubblicità commerciali. Almeno da questa prospettiva, sembra proprio che innovazione e prassi antropologiche vadano a velocità...
Ribaltamento della prospettiva

Ribaltamento della prospettiva

Convinciamoci. L’innovazione non c’entra nulla con la tecnologia e con i centri ricerca e sviluppo. Piuttosto ha a che fare con la capacità del Homo sapiens di superare se stesso, di immaginarsi diverso. Che é l’unica caratteristica che ci rende così speciali rispetto agli altri animali, che sono praticamente immutabili (scusa Darwin!). E di solito, più che a un superamento o un’evoluzione, il processo dell’innovazione porta ad un vero e proprio ribaltamento della visione, vere e proprie rivoluzioni. Per questo credo che l’immagine più chiara e sintetica dell’innovazione sia quella di Dick Fosbury (USA) che nel 1968 a Città del Messico si presentò sulla pedana olimpica con il suo salto dorsale, vincendo la medaglia d’oro contro il resto del mondo che saltava ventrale da sempre. Sembrava un marziano, Dick. Come Galileo, Einstein, Curie, Jobs e Musk. Gli avversari lo guardavano come si guarda qualcuno che ti sta fregando, invece Fosbury era solo avanti di un decennio e indicava a tutti la strada per il...
20 luglio 1969

20 luglio 1969

Un solo dato scientifico, poi solo parole e pensieri: 110 km dalla superficie lunare. Da questa altezza, il modulo lunare (LEM) abbandonò l’orbita della Luna e si lasciò “cadere” attratto da una gravità aliena. A bordo, Buzz Aldrin e il capitano Neil Armstrong. Michael Collins restò in orbita nel modulo di comando ad aspettare il loro ritorno. È davvero paradossale; si può cadere, addirittura precipitare, pur allontanandosi dalla superficie terrestre. Questa é la scoperta più grande che ci portiamo indietro dalla Luna, non le rocce o le fotografie. Lo sapevamo già, certo, potevamo immaginarlo, viverlo con la fantasia ma provarlo fisicamente é stato necessario e fondamentale. Come deve essere una vertigine non terrestre? Ecco, si, non siamo nel centro di nulla, non esiste nessun privilegio per noi homo sapiens e per estensione, dunque, per nessuno in questo universo. Questa é vera democrazia, una democrazia universale che nessuno deve votare o proteggere, solo osservare e rispettare. Poi emulare. Solo la scienza e la tecnologia e nessun altra disciplina – artistica, religiosa, filosofica o politica – potevano (e possono) regalarci questa consapevolezza universale. Il coraggio e la forza di andare a scoprire la nostra fragilità e umiltà, ecco cosa é stato il 20 luglio 1969. Apollo 11.  ...
Luna, si parte!

Luna, si parte!

Luna, si parte! Esattamente il 16 luglio di 50 anni fa, dalle coste della Florida partiva il razzo vettore Saturn V, che avrebbe portato la navicella Apollo 11 e 3 coraggiosi astronauti alla conquista del nostro satellite, distante circa 400.000 chilometri. Il viaggio durò 4 giorni e così, il 20 luglio 1969, l’uomo camminò sulla Luna, coronando un sogno iniziato con i racconti visionari di Jules Verne della metà dell’Ottocento e passato attraverso scoperte, invenzioni e sfide culturali, scientifiche e tecnologiche incredibili, quasi impossibili. Chi oggi nega quella straordinaria conquista, e non sono pochi, confina se stesso (solo se stesso) nel regno animale, schiavo della propria misera e miope biologia. Incapace di immaginare che l’impossibile e l’incredibile possano diventare l’esatto loro contrario se trattati con immaginazione, coraggio e fatica della conoscenza. Non poter credere nelle epopee e negli eroi é la giusta e peggior punizione che spetta a chi, guardando queste foto, pensa che sia tutta una finzione....